Lo scorso weekend Grimes ha postato una foto del suo nuovo, incredibile tatuaggio bianco che le ricopre tutta la schiena. L’intricato disegno, che la musicista ha definito “meravigliose cicatrici aliene”, segue i contorni della spina dorsale per poi aprirsi all’altezza delle spalle formando due ali simmetriche. Il tatuaggio è il frutto di una collaborazione creativa fra Grimes, il tatuatore Tweakt, e l’artista Nusi Quero che ha sviluppato digitalmente il disegno originale.

Nato in Florida, Quero – che oggi vive a Los Angeles – da adolescente ha suonato in varie band e poi si è messo a fare graffiti, inizialmente perché “era una cosa ribelle, poi perché mi piaceva come forma d’arte”. Dopo essere andato in tour con la sua band Hundred Waters e aver lavorato presso uno studio di architettura, ha iniziato a ideare intricati disegni in digitale che poi trasformava in futuristici capi couture 3D, facendosi conoscere per i suoi i famosi corsetti

Quero ha parlato a Vogue del suo lavoro, delle tournée con il DJ e produttore americano Skrillex e, ovviamente, di come è nato il tatuaggio di Grimes. 

Come descriveresti il tuo lavoro?

“Il mio lavoro è completamente avulso, dal punto di vista estetico e simbolico, dalla cultura di oggi. Per esempio, sto lavorando a un progetto che nasce dalle sculture che creo al computer. Un giorno ho deciso di metterle su un avatar digitale e ho pensato ‘Che figata’! Una cosa nata virtualmente, ma i miei rendering sono realistici, mi piace giocare sul filo fra realtà e fantasia, quindi a un certo punto hanno cominciato a chiedermi dove si potevano acquistare le mie creazioni. Ho cominciato a realizzare pezzi fisici, è una prospettiva nuova ed elettrizzante, ed è quello che interessa di più alla gente”.

Il tuo processo creativo è cambiato in qualche modo quando hai iniziato a disegnare con in mente dei corpi veri?

“Quando disegno al computer, non mi piace avere limiti. Deve essere tutto il più possibile creativo ed elettrizzante, posso semmai fare dei compromessi in un secondo momento. Ma ho imparato davvero tanto su come disegnare pensando al corpo umano. Il processo creativo è cambiato, ora è più basato su una sorta di “botta e risposta”, quando stampo i miei pezzi li faccio provare a un’amica che mi dice se sono comodi, se le stanno bene addosso, oppure no”.

Quando inizi a disegnare un pezzo hai già un’idea o un’emozione in mente che vuoi rievocare?

“Il mio mantra è segui il tuo intuito, senza preoccuparmi di quello che rappresenta, o se è una reazione a qualcosa in particolare. Le creazioni che hanno davvero colpito le persone sono nate proprio così, mentre armeggiavo con i disegni, un po’ per caso. E quando facevo musica era lo stesso, la magia sta proprio lì, in quello spazio senza confini e senza tempo”.

Quando hai conosciuto Grimes?

“Nel 2012. La mia band aveva appena firmato un contratto, ci avevano invitato a fare un tour con altri artisti, e c’era anche lei. Eravamo tutti ingenui, ma lei era più a suo agio nella music industry, era già famosa. Siamo andati in tour su un treno che aveva organizzato Skrillex, siamo andati in giro per il Canada e abbiamo suonato insieme. Non so nemmeno se ci siamo parlati, ero molto timido. Ma quando ha iniziato a seguirmi su Instagram alla fine dell’anno scorso abbiamo cominciato a parlare di intelligenza artificiale (IA), di Dio, della bellezza, argomenti che hanno alimentato la nostra amicizia”.

Come è nata l’idea per il tatuaggio di Grimes? 

“Questa è una domanda da fare a lei, non saprei dire con precisione. Non so dirvi che intenzioni avesse, se avesse in mente di farsi un tatuaggio fin dall’inizio, oppure no. Non c’era nulla di programmato, ma c’era un’intenzione, che è venuta fuori più forte durante il processo creativo, e ci ha galvanizzato. Questo tipo di percorso — in cui non hai in mente un prodotto o un obbiettivo finale — è il contesto più straordinario da cui può nascere qualcosa di davvero creativo”.

Il disegno per il tatuaggio è stato realizzato per metà a mano e per metà al computer. Ci racconti come è andata?

“Non era stato stabilito in questo modo. Una volta che ci siamo trovati insieme, Tweakt (il tatuatore, NdR) ha creato un disegno con delle ali e io gli ho detto, ‘Mandamelo, così lo rielaboro con il mio software’. Quindi se pensi alla forma del tatuaggio, quella specie di scheletro alla base del disegno, ecco, quello l’ha fatto lui. Io ho preso i vertici del disegno, i punti lungo la curva e li ho guidati verso l’altra forma in modo controllato, ovvero, non ho tracciato il disegno, è stato il mio riferimento. I movimenti lasciano una traccia dietro di sé, e ho così fatto con tantissimi punti, in modo simmetrico, e così il risultato finale è venuto fuori dal disegno originale che ha fatto lui. Siamo tutti e tre persone viscerali, ma anche virtuali, nel senso che ci piace lavorare “sul campo”, ma anche restare collegati. Il processo creativo è stato rapido, così è bellissimo”.

Su Instagram hai scritto che il tatuaggio è un “talismano per il mondo”, mentre Grimes parla di “cicatrici aliene”. Avevi in mente qualcosa di “extraterrestre” quando sviluppavi il disegno?

“La prima volta che l’ho contattata tramite DM abbiamo parlato di cose varie, alieni, intelligenza artificiale, o ‘che cos’è la coscienza’, e ogni volta che parliamo in qualche modo torniamo su quelle cose lì. Non ho deciso scientemente, ‘Ecco, il disegno sarà così’, semplicemente quel tipo di idea è venuta fuori dalle nostre chiacchierate. Il disegno fa sicuramente riferimento a un mondo extraterrestre, ma a livello subliminale. Quando crei qualcosa con un’altra persona, a un certo punto hai un’intuizione e capisci cosa vuole. È qualcosa di non detto. Ho sentito questa cosa dal punto di vista della figura e della composizione, e corrispondeva alle cose che ci interessano”.

È davvero interessante, perché fa pensare allo spazio, ma segue la struttura ossea della spina dorsale e dei fianchi, e quindi sembra essere parte del corpo umano.

“Ho preso il disegno di Tweakt, nato sia in reazione, e come interpretazione delle loro conversazioni, ma anche pensando che sarebbe stato bellissimo lungo la spina dorsale e sulle scapole. Non ho deciso in alcun modo dove mettere mano, quei punti erano già tutti presenti in quello che aveva creato, io li ho sviluppati da lì”.

Il disegno fa pensare alla scarificazione (che è quel tipo di tatuaggio a cicatrici ottenuto incidendo profondamente la pelle usato da alcune etnie africane) soprattutto perché è stato realizzato con l’inchiostro bianco. È un tipo di intervento che ti interessa?

“Non posso parlare per gli altri, ma personalmente mi interessa l’idea della pelle umana, che cos’è, come la usiamo. Di sicuro non in questo caso, però. Dal mio punto di vista, il disegno ha anche fare con la geometria, con l’interpretazione simbolica, più che con la superficie della pelle”.

Come credi evolverà il suo lavoro in futuro?

“Mi piacerebbe imparare nuove tecniche e nuovi modi di interpretare i tessuti. Non farò solo corsetti stampati in 3D, voglio creare capi couture che non siano prodotti in massa, pezzi unici. Non ho nessuna intenzione di fare lo stilista solo di capi stampati in 3D. Sono un artista che crea capi portabili, e spero di poterli realizzare in tanti modi nuovi e diversi”.