La vita è un mazzo di fiori rossi: omaggio a Pierre-Auguste Renoir

La vita è un mazzo di fiori rossi: omaggio a Pierre-Auguste Renoir

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Bagnanti a La Grenouillère – 1869

Pierre-Auguste Renoir è stato uno dei più grandi pittori della Storia dell’Arte tutta, nonché massimo esponente dell’Impressionismo, secondo solo a Monet.

Nato a Limoges il 25 febbraio 1841, iniziò la sua attività da ragazzo decorando porcellane, stoffe e ventagli. Successivamente, nel 1862 iscrisse all’École des Beaux-Arts e frequentò lo studio del pittore Gleyre dove incontrò Monet e Sisley, con i quali inizio presto a dipingere en plein air.

Il principio chiave della pittura en plein air è quello di dipingere all’aperto per cogliere le sfumature che la luce genera su ogni particolare e quindi cogliere la vera essenza delle cose. Grazie a questa tecnica, nei quadri di Renoir si avverte una leggerezza e un tono gaio che ne fanno una rappresentazione di gioia suprema. Capolavoro di questo periodo sono La Grenouillère e il Bal au Moulin de la Galette. Le sue immagini sono create dalla luce stessa che, attraverso mille riflessi e rifrazioni, crea una composizione insolita ma di grande fascino.

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La liseuse – 1876

Renoir aveva un dono, riusciva in ogni opera, a catturare anche mediante la forza delle sfumature della luce, gli aspetti più lieti e più gioiosi della vita. Aveva la capacità di rendere evidente, in pittura, ciò che forse l’uomo continuerà a cercare senza mai raggiungerla appieno: la felicità.
I soggetti ritratti nei suoi dipinti, sembrano non far caso alla presenza dell’artista, non vengono quindi ritratti come modelli che stanno lavorando ed aspettando che il pittore finisca, ma vengono rappresentati nei loro mondi, nelle loro sfaccettature più spontanee, incuranti di ciò che sta accadendo.

Dopo il 1881 la sua pittura entrò in crisi. Abbandonò la leggerezza e la delicatezza che da sempre lo contraddistinse ed iniziò un periodo più greve, più deciso, con lo scopo di tornar il più vicino possibile alle linee perfette e tese del Rinascimento.

Molte fonti rivelano che il pittore decise di variare la sua poetica artistica dopo il viaggio che lo portò in Italia durante il quale si imbatté nelle opere di Raffaello e di altri artisti del passato.
Questo cambiamento lo si può percepire nel Le Bagnanti, opera alla quale l’artista lavorò fino alla morte: le donne del quadro sono imponenti, rese tali anche dai solidi contorni che le discostano diametralmente dalla leggerezza delle donne parigine rappresentate un tempo dal pittore, e i dolci lineamenti del viso si contrappongono ai corpi che ricordano solenni e tornite dee pagane, in un paesaggio che non ha più riferimenti a luoghi esistenti.

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Les Grandes Baigneuses – 1884-1887

In questi anni, a causa dei frequenti attacchi di reumatismi, si trasferì nel sud della Francia cercando di trovar un clima più consono alle sue condizioni, casa in cui venne spesso a fargli visita Amedeo Modigliani, con il quale si era creato un elevato rispetto artistico reciproco.
La grandezza e la dedizione di Renoir per la pittura si può constatare al meglio nel momento in cui, colpito da un attacco di artrite reumatoide alle mani e ai piedi, decise di farsi legare un pennello alla mano più ferma per continuare a dipingere.
Lavorò incessantemente fino a poco prima della sua morte, sopraggiunta il 3 dicembre 1919 mentre si trovava nella sua amata Cagnes-sur-Mer.

Artista prolifico, Renoir ha eseguito in tutto più di mille dipinti, trovando in ognuno l’essenza della bellezza: dipingendo i volti dei bambini Renoir ne catturerò l’innocenza e insieme quel senso di incosciente serenità, nel riprodurre un paesaggio seppe intuirne le trasparenze della luce che filtra fugace tra gli alberi, nel ritrarre la vita parigina seppe dare il senso del suo muoversi caotico e nella rappresentazione dei nudi fu capace di dare luce ed esibizione alla gioventù, nelle sua eterna perfezione.

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Bal au moulin de la Galette – 1876

Soffermarsi solamente su un’opera e spiegarne le sue caratteristiche sarebbe riduttivo e irrispettoso verso tutti gli altri dipinti che non si andrebbe a prendere in considerazione. È più interessante scorgere e comprendere il lato più umano del pittore attraverso una delle sue opere più rappresentative, ovvero Bal au moulin de la Galette del 1876, definito dall’amico del pittore Georges Rivière come “una pagina di storia, un prezioso monumento della vita parigina, raffigurato con rigorosa esattezza’’.  Sulla sinistra si vede una giovane donna ballare, quella è Marguerite Legrand, conosciuta come Margot all’epoca, una delle modelle preferite di Renoir, tanto che il pittore definì la sua pelle capace di riflettere la luce. Quando però Margot morì tragicamente di febbre tifoide, Renoir ne rimase talmente tanto sconvolto, che temporaneamente perse la capacita di dipingere.
In questo episodio si cela la grandezza di questo pittore, più che in mille altri dettagli, ovvero nell’essersi completamente mostrato umano senza nessuna costruzione.
È così che voglio ricordarlo ed è così che vorrei che entrasse nell’immaginario comune, perciò guardate i suoi dipinti, cogliete la felicità che raccontano, danzate sulle linee dei volti, perdetevi nelle sfumature del colore e della luce vivendo al meglio questa vita che è «come un mazzo di fiori rossi».

Gianmaria Turco per MIfacciodiCultura

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