Devo ammettere che non sono un membro della brutta scuola. Ho un grande rispetto per alcune nozioni di bellezza anche se per alcuni è un’idea vecchio stile.
Decisi di vendemmiare con al collo la mia reflex. Era il 2015 e come ogni anno era arrivato il momento di trasformare l’uva del giardino in vino, acini pieni del sudore e dei sorrisi di mio padre che ogni giorno, da quando è nato, saluta l’Universo con mani callose ed occhi da bambino.
A lui ho dedicato questi scatti, esposti per la prima volta nel deposito della Stazione delle FS di Boscoreale (NA), dove abitiamo, Lui, ex ferroviere ormai in pensione, avrebbe gradito la location… così fu! Al mattino finsi di andare a lavorare, indossai panni da lavoro ma anziché andare in cantiere mi recai alla Stazione. I ragazzi dell’associazione Stella Cometa, che gestiscono gli spazi ed i locali della stazione ormai in disuso, mi avevano lasciato le chiavi. Scala, trapano, martello, scopa, tassellatore, cavo elettrico, faretti… c’era molto da fare. Il deposito era inutilizzato da anni se non per qualche sporadico incontro di un gruppo di caboeira. Erbacce, terra e polvere ovunque: c’era da lavorare sodo!
Avevo convocato mia sorella, che vive in provincia di Bergamo, mio zio Antonio, un cugino di mia madre, e tutti gli amici che normalmente frequento. A mio padre non dissi niente ovviamente: volevo fosse per lui una sorpresa. Avendo fatto male i conti all’ora dell’apertura della mostra non c’era neppure una foto appesa ai muri! NULLA! Già assaporavo l’amaro di un colossale fallimento! Per fortuna i miei amici angeli, quelli dell’Associazione fotografica di cui faccio parte, si misero al lavoro ed in meno di un’ora riuscirono ad allestire alla perfezione la mostra, molto meglio di quanto avessi potuto fare io!
Con la scusa di dover sbrigare delle formalità dal notaio mia sorella riuscì a far uscire mio padre di casa: lui non esce mai, men che meno nel pomeriggio. erano circa le 21:00.
All’arrivo presso La Stazione mi ritrovò lì, sudicio di lavoro ma sorridente. ero felice, e teso, ed emozionato. Lo osservavo come si osserva un neonato dopo un parto. Lo accompagnai dentro tra gli applausi dei presenti. All’inizio non realizzò bene chi fosse il soggetto delle foto né tanto meno di cosa si trattasse. Era frastornato dall’avere tutti quegli occhi addosso. Si respirava un’aria magica, le emozioni, non solo le mie, erano spesse, percepibili!
Questo fu Lacryma Christi 33, 33 come l’anno di nascita di mio padre, come gli anni di Cristo. Queste le foto che hanno osservato degli istanti dei fiera felicità per i quali ringrazio tutti coloro che mi hanno omaggiato della loro presenza.